Pubblicato da: ruotenelvento | marzo 20, 2012

VENTO REALE E VENTO APPARENTE

Il Silver Bullet di Nord Embroden a De Panne nel 2010. Se paragonata ai pari classe europei, la vela dello statunitense può essere definita eccezionalmente GRASSA!

Il carro a vela si comporta, in linea di massima, allo stesso modo di una comune deriva. Alcune differenze da queste rendono comunque simile il comportamento di un carro a vela a quello di scafi veloci come catamarani e skiff. La principale, cioè quella di muoversi velocemente sotto l’effetto soprattutto del vento apparente e quindi quasi sempre di bolina con la vela molto chiusa, può portare un po’ di confusione a chi si trovi a passare dal carro a vela a un’imbarcazione tradizionale. Scopriamo la magia del vento apparente in parole semplici. Scendete in spiaggia e trovate 10 nodi di vento meteorologico, o reale, che soffia a 90° rispetto all’asse del carro. Saltate su, la vela comincia a portare e così raggiungete un certa velocità. Dal momento che si sta parlando di teoria facciamo numero tondi: state navigando a 10 nodi, che rappresenta il vento di velocità o di avanzamento, quello che vi investe e sentite sul viso. Ora il vento reale e quello di velocità non rimangono forze estranee l’una all’altra, ma si mescolano secondo quella che è, per chi ricorda un po’ di fisica, la regola del parallelogramma. Si viene a comporre un terzo vento la cui velocità è data dal teorema pitagorico secondo il quale in un triangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti; qui ci accontenteremo di Pitagora solo perché il vento reale forma un angolo retto con il nostro vento d avanzamento. Questo terzo vento che prende il nome di apparente nel nostro caso corrisponde alla radice quadrata di 102 + 102, cioè 14,14 nodi. È  aumentato sensibilmente, quindi, ma non solo: ora investe il nostro carro non più ad angolo retto, ma ha girato verso prua. La vela accetta, anzi lo esige per funzionare al massimo dell’efficienza, che voi chiudiate ancora la randa. Si  ottiene perciò una velocità di avanzamento ancora  maggiore che si compone di nuovo con il vento reale dando origine a un vento apparente ancora più gagliardo e sempre più proveniente da prua.  Così via, ma non all’infinito, purtroppo, perché a un certo punto gli attriti, quelli meccanici e quello aerodinamico del vento apparente che è girato così tanto da trovarsi proprio di prua, mettono fine a questa brillante progressione. La conclusione è che le velocità che raggiungerete non sono tanto in funzione del vento reale, quanto della velocità di avanzamento che sarete in grado, con la vostra esperienza e abilità, di creare. Solo così possiamo spiegarci come in una giornata di vento leggero, solo 17,6 kmh, l’australiano Bill Finch con il suo Vindicator abbia potuto toccare i 104 kmh, 5,9 volte più veloce del vento reale! Siamo di fronte a una specie di metafora economica, nella quale “il ricco diventa sempre più ricco e il povero sempre più povero” (di vento, però).

(Da Enrico Azzini, VELA DA TERRA, Mursia, 2009, p. 34)


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