Pubblicato da: ruotenelvento | novembre 14, 2012

PETER LYNN: POWERKITE SENZA CONFINI TRA ACQUA E TERRA

L’Escape, uno dei nuovi LEI Peter Lynn, nelle mani di Pitu ad Andora (SV)

Peter Lynn è un Marchio che ha segnato l’evoluzione dell’aquilonismo da trazione fin dalle origini sia con le ali foil, marine e terrestri, che con i buggy. Oggi continua a offrire kite dalla fortissima personalità e basta poco per capire che il rappresentante PL in Italia è in massima armonia con questo spirito. ruotenelvento fa quattro chiacchiere con Roberto Fornasieri – alias PITU, rider/kiter/e mettiamoci anche pilota di carro a vela 🙂 – non solo sulle prossime novità PL, ma anche sulle prospettive del landkite e del kitesurf nel nostro Paese.

ruotenelvento – Chi è Pitu?

Pitu – Pitu… Pitu è una delle mie personalità, varia spesso e non ha mai carattere costante. E’ insieme una parte pubblica e intima del mio essere. L’ ”ufficio stampa” del mio carattere. A volte filtra e soppesa le cose, a volte viene travolta dall’entusiasmo e lascia trasparire tutta la felicità o i turbamenti della mia vita.

rnv – A parte i kite trip coi quali stai facendo gonfiare d’invidia una buona percentuale di fegati, tu abiti in una regione che si sta rivelando particolarmente attiva con il landkite. Anche a spot in pratica non vi sta sfuggendo un fazzoletto d’erba dalla Liguria alla Val d’Ossola. Tra poco sarà tutto white powder, ma per la primavera cosa avete trovato di interessante e di praticabile per buggy, MTB e magari anche per il landsailing?

Pitu – L’esplosione del landkite in Piemonte è stata una sorpresa anche per me. All’inizio ci si era orientati più sul mountainboard. Il gruppo si trovava sulla pista in erba di un piccolo aeroporto dove ci permettevano, in determinate circostanze, di poter “scarriolare” e il piacere di una session al tramonto tra amici, seguita quasi inevitabilmente dall’AperiKite, ha avvicinato tanti kiter acquatici al land. Poi sono cominciati ad apparire i primi Buggy… e Buggy vuol dire relax dopo lavoro, ma anche competizione e voglia di confrontarsi. Siamo andati alla ricerca di spazi e di vento, abbiamo esplorato valli e passi alpini e abbiamo trovato nel colle del Moncenisio il luogo ideale per il landkite. Più rustico e piccolo del Petrano, è un grosso prato pianeggiante a più di 2000 mt di altezza. In primavera si rivela al massimo dello splendore: l’erba è rasa, centinaia di marmotte si inseguono correndo vicino ai kiters. Temo che per il land sailing il terreno sia praticabile sono in una zona ristretta in quanto il fondo è lievemente accidentato e con piccoli saliscendi. L’erba viene rasata dalle numerose mucche che passano l’estate negli alpeggi e quindi non è uniforme.

rnv – Secondo te in Piemonte ci sarebbero spazi per ospitare una tappa del probabile Campionato Italiano Buggy 2013?

Pitu – Sarebbe un onore! Con un po’ di fortuna, per quanto riguarda il vento, al Moncenisio, ci sarebbe la possibilità di fare un percorso a bastone o un triangolo. Purtroppo i pastori a cui viene data in uso la terra, sono piuttosto “chiusi” e l’unica soluzione, sarebbe quella di disputare la gara all’inizio della primavera, quando gli alpeggi sono ancora chiusi.

rnv – Nel giro del landkite c’è moltissimo movimento di appassionati che ovviamente si sta riflettendo anche sul mercato. Come vedi la situazione in Italia tra un paio di anni?

Pitu – La sensazione è che ci saranno sempre meno buggysti/landkiter autoctoni 🙂 e sempre più kiters che affiancheranno il kitesurfing al land. Questi ultimi difficilmente adotteranno powerkite non depower, essendo abituati ai kite marini. Già adesso si può parlare di parità, sia di numero che di prestazioni, per quanto riguarda utilizzatori maniglie/barra depower.

rnv – Tu sei il rappresentante per l’Italia di un Marchio che oltre a identificarsi con la storia stessa del powerkite è anche il top nelle competizioni di Classe 8 con la Vapor. In questo 2012, complice anche la partecipazione di due riders italiani ai Campionati del Mondo di Cherreuix, è esplosa la foia da regata. Io sostengo da sempre che se a causa di quella mancanza di spazi che ti dà esperienza e sicurezza siamo ancora lontani dai tradizionali dominatori (olandesi, tedeschi, francesi e britannici) con tutti gli altri ce la possiamo battere. Pensi che come Peter Lynn potresti dare un supporto tecnico a un team italiano intenzionato a confrontarsi con gli avversari nelle prossime manifestazioni internazionali a cominciare magari dai Campionati Europei 2013 a Borkum?

Pitu – E’ una cosa che mi piacerebbe molto fare, come sai, sono appassionato dalle competizioni e, anche se per il momento mi sono dedicato più al settore marino, ho seguito con molto interesse lo svolgimento delle gare del mondiale buggy, grazie anche ai tuoi fantastici articoli. Quest’anno ho messo le basi per un Racing Team su acqua e, l’idea di trasformarlo in un All Terrain Team, è conforme al mio modo di vedere questo sport ed è anche il motto della Peter Lynn Kitesports.

rnv – Sei uno dei riders (l’altro è sicuramente Enrico cortona con gli Ozone, n.d.r.) che sta un po’ sgretolando il mito che fare kite su terra significa foil manigliato. Quali sono le ragioni tecniche per le quali oggi si può scarriolare con la stessa ala gonfiabile che si utilizza in acqua?

Pitu – Come ho già detto il “travaso” di kiter da acqua a terra ha introdotto i kite depower anche nelle discipline dove il manigliato è sempre stato il re indiscusso. In particolare oltre ai foil depower da poco si sono cominciati a vedere, su terra, kite marini gonfiabili. Questo è spiegabile grazie alle prestazioni dei nuovi progetti. Il grosso handicap era quello della rilanciabilità su terra, per quanto riguarda la gestione, e il vento minimo per il volo, per quanto riguarda le prestazioni. I nuovi kite gonfiabili hanno colmato, in parte, questo gap, e hanno dalla loro una migliore gestione della potenza che li rende più performanti in mani meno esperte. Per quanto mi riguarda ho cominciato ad utilizzare kite gonfiabili “quasi obbligato” a causa del debutto in questo settore della Peter Lynn e ne sono rimasto affascinato. Ho saputo che altri Team Rider, estremisti foil, hanno incominciato ad usare timidamenti i nuovi LEI (leading edge inflatable) su terra con i buggy e ora ne sono entusiasti. La mia opinione è che questi kite, ottimizzati per le gare su acqua, possano dire la loro anche in termini di prestazioni pure con i migliori foil manigliati su terra.

L’hr13c, uno degli ultimi esperimenti Pitu Kiteboards per una freerace ultracorta e superpinnata

rnv – Da qualche anno realizzi anche tavole come PITU KITEBOARDS. Quella tavola che era un semplice foglio di compensato (da qualche parte ci deve essere anche la mia firma come shandrydan) dimostrava che in realtà qualsiasi oggetto – come ogni kite più o meno riesce a a tirare – può essere navigabile. In realtà sappiamo tutti che poi dare prestazioni eccellenti a una tavola è tutto un altro paio di maniche. Su cosa ti concentri per dare le caratteristiche che preferisci? Che materiali utilizzi? Ma te le shapi da solo?

Pitu – La Pitu Kiteboards è sempre stata più orientata alla ricerca che alla produzione seriale. La prima tavola la costruii nel 2004, ancor prima di imparare ad usare un kite. Posso vantarmi di non aver mai copiato nessun modello. Ovviamente all’inizio, ho preso ispirazione ed elaborato da quanto vedevo in spiaggia ma ho subito cercato materiali e soluzioni nuove cercando di fare un crossover tra le mie conoscienze nel campo della vela, del windsurf e dell’aeronautica, che sono sempre state le mie passioni. Quel “pezzo di legno” a cui ti riferisci era in realtà un dimostratore di fattibilità per diverse soluzioni: dal rocker dinamico negativo, alla stabilità finless, ovvero senza pinne. Tant’è che ha prestazioni, con poco vento, che hanno dell’ incredibile. Questo esempio è solo per farti capire quanto la parte goliardica di Pitu si interfacci con quella tecnica. In questo momento sto attraversando un momento particolarmente creativo, sviluppando una serie di surf molto particolari in cui credo molto e che, date le caratteristiche di facilità unite ad ottime prestazioni, credo avranno una buon successo. Si tratta di surf che possono essere usati indifferentemente come surf tradizionali o come tavole bidirezionali, a seconda se si vuole strambare o semplicemente invertire la direzione. Il materiale che prediligo è il legno, lo lavoro a mano e, dove è possibile, lo lascio a vista. Ogni tavola è un pezzo unico differenziandosi in piccole cose dalle altre. Amo molto fare “fuori serie” su richiesta specifica dell’utilizzatore. Trovare soluzioni e portare avanti uno studio personalizzato alle esigenze.

rnv – L’anno scorso hai partecipato direttamente al Campionato Race con il Charger. Come mai non hai ripetuto questa esperienza anche nel 2012?

Pitu – L’anno scorso ho partecipato alla regata di Ancona (la prima tappa del circuito Italiano) e a quella di Ostia (la 5° ed ultima). E’ stato un buon debutto nel mondo Race ma già il livello dei partecipanti, nell’ultima, si era elevato molto e la mia attrezzatura era al limite. Il Charger, con cui gareggiavo, è un kite di vocazione freestyle con doti di bolina e di velocità massima molto buoni ma non alla pari dei modelli specifici per il race. Avevo quelli a disposizione, e li ho sfruttati al mio meglio, togliendomi anche qualche soddisfazione. Quest’anno ho fatto più l’assistente che il regatante. Grazie ai nuovi kite gonfiabili Peter Lynn Fury, disegnati nelle misure grandi, proprio per il racing, ho avuto l’onore di avere come team rider Riccardo Fumini “Newind” che ha fatto tutto il campionato Italiano e i mondiali a Cagliari. Personalmente ho partecipato solo alla tappa di Talamone del campionato di quest’anno, più per piacere di viverla da regatante che per il piazzamento. La tappa di Ostia è capitata in un momento di impegni e ho dovuto saltarla a malincuore.

rnv – Quali sono le prossime novità? Dopo l’uscita dei gonfiabili Fury ed Escape PL copre tutte le discipline, cosa manca ancora?

Pitu – Peter Lynn Kitesports si sta dando veramente da fare, ci sono molti progetti in corso: il 2012 ha visto il debutto di 2 kite gonfiabili il Fury e l’Escape, del nuovo Charger disponibile a giorni, e dell’Xplore, un trainer avanzato ideale per muovere i primi passi nel mondo del kite da trazione. Inoltre è stato anticipato un nuovo kite manigliato ad alte prestazioni, che si chiamerà Voltage. Quel che manca all’appello è un foil depower. Da leader nel mondo, per quanto riguarda i manigliati, hanno sempre considerato i foil depower lenti e poco divertenti. Fortunatamente per me e per gli amanti dei depower, sembra che abbiano trovato una soluzione e che stia per essere lanciato anche un kite di questa tipologia, si sa che si chiamerà Lynx e che dovrebbe essere presentato prima della fine dell’anno.

rnv – Hai in programma qualche nuovo entusiasmante kite trip per i prossimi mesi? Così, tanto per svernare…

Pitu – Attualmente stò lavorando su un progetto di viaggio per la prossima primavera e su qualche bella avventura ma, quest’inverno, voglio godermi la montagna e le mareggiate Italiane!

rnv – Il massimo degli sport legati al vento che hai praticato nello stesso giorno?

Pitu – Mi è capitato più di una volta di abbinare l’acqua al land kite, per sfida feci kitesurf, land kite e snowkite nello stesso weekend.

rnv – Felix Baumgartner a 5 anni già si disegnava che scendeva col paracadute. E Pitu?

Pitu – No, disegnavo aerei e barche a vela… in effetti, possiamo pensare che il kitesurf metta insieme proprio le mie passioni da ragazzo.

Lasciamo Pitu, bello pronto e in forma per la stagione invernale. E a primavera mi sa che ruotenelvento sale in Piemonte col miniyacht nel bagagliaio…


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