Pubblicato da: ruotenelvento | aprile 17, 2017

IL LONGBOARD COME PARTE DELLA CITTA’ #4 – ROMA: AUDITORIUM, MAXXI E LA CICLABILE DI VIALE ANGELICO

Ho deciso che se vado a Roma Nord mi metto la giacca e me la abbottono pure. C’è in me una forte idea di decoro e conformismo. Una traccia, insomma.

Lasciarsi Piazza del Popolo alle spalle significa inoltrarsi in un territorio dove in un giorno festivo puoi riprenderti la città. Uffici chiusi, turisti solo se se sò perzi, strade libere, via verso Ponte Milvio.

Lamelle di legno per costruire edifici, lamelle di legno per costruire longboard. Strati sottili sottili uno sull’altro, poi una colla e – mosquito mosquito – guarda quante cose puoi farci.

La cavea dell’Auditorium è un po’ una noia antiaggregante, c’è molta più vita dalla parte opposta di via Flaminia, dove il cielo è tagliato dagli spigoli di Zaha Hadid e tutti si sta veramente sullo stesso Piano (ahahah). Mi piace guardare quelli che prendono una sedia e danno l’impressione che se la stanno portando a casa.

MAXXI CESSO.JPG

I cessi, cazzo quanto mi piacciono i cessi del Maxxi! ‘sto monoblocco de metallo fuso (che poi sarebbe solo stampato), questo è stile! Poi tutti quelli che conosco gli è venuta la smania di esporre al Maxxi, io mi preparo e vedo quanto ci metto ad arrivare.

La realtà oggettiva non sempre corrisponde all’interpretazione che ne diamo noi in quel preciso momento. Eppure non si scarta di molto: è tutto nella stessa canzone di Neil Young, Hey hey my my. Capitava un pessimo libro a portata di mano, ma pessimo che legittimava da poterci disegnare a penna.

Sopra al ponte della musica è splendido addormentarsi appoggiati ai piloni di acciaio mentre il Tevere scorre e lo sguardo svaria tra il verde di Montemario e quei tre piani che – bravo er direttore dei lavori – je s’erano sbriciolati come ‘n biscotto, sotto al ponte della musica c’è lo skatepark per trickettini a chi è capace.

La ciclabile in Prati lungo viale Angelico – ma un nome? – si srotola tranquilla, solo qualche platano che ha sparso qui e là i suoi rametti d’oro potrebbe esigere il suo macabro tributo di sangue. Il fondo è come la carne che chiede er pomata a manzotin, decente. Con delle 70mm vai quasi dappertutto, larga larga però non si può dire. Voglio i semafori con lo skate alternati a quelli con la bici, un incrocio per uno, per giustizia.

Un problema del rider quando il sole avvolge la città deserta con quella indolenza e quel profumo che non è ancora tipo l’EUR d’agosto che muori con la pelle della faccia e le rétine incenerite è che quando credi di essere arrivato a destinazione, ecco che scorgi improvvisamente un altro tratto che perché no? Mamma Roma cor gatto mammone, di David Vecchiato a Mercato Trionfale. Ci passa accanto ancora la ciclabile, meglio le alternative – marciapiede a specchio e stra-da stra-da stra-da.

L’unico limite di solito è tutto nella tua testa


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