Piccoli spostamenti in qualsiasi zona della città con una drop through da 31″ da spingere e frenare senza sbattimenti e con maniglia nel deck per trasportarla facilmente. Completano Caliber 184 mm e le fantastiche Moronga 80a.
E’ ormai un anno che le strade del trasporto privato e la mia si sono separate, per tutta una serie di ragioni (vedi qui e qua) ideali o più pratiche. Una tonnellata secca per far star piuttosto immobile una singola persona che travaglia in gran parte per pagarsi tale immobilità è un pensiero talmente triste che è difficile che ti venga la saudade: libertà ‘sto cazzo. L’assetto ideale assunto è perciò quello del mezzo pubblico fin dove arriva, e poi longboard a colmare la destinazione. In finale si fa senza troppi problemi e dimenticandosi presto dell’interpretazione della faccenda in chiave giovane e gajarda, incorporandone in piena gioia il mero principio utile.
In freeride devi tenere la linea, che il traffico non offre univoca. I possibili percorsi si moltiplicano e questo rende la faccenda sicuramente più divertente perché enfatizza il valore di interpretazione e di decisione. Il sogno del cittadino – la strada completamente libera – per il rider rappresenta una mezza noia.
Footbraking è essenziale, ma ovviamente incide sulle suole. Per chi ci tiene, quelle delle Converse emettono un sibilo più acuto rispetto alle Vans, sono un po’ come il P180 della frenata col piede.
E’ pericoloso scheitare tutti i giorni in città? Il fatto è che nel girare in long sei assolutamente consapevole che tutto dipende da te e che non puoi fidarti di nessuno, stai con 1000 occhi e a culo stretto, mentre come partecipante “legale” del traffico ti aspetti che ognuno segua la dovuta condotta. E’ per questo che è molto peggio attraversare da pedone sulle strisce, dove è più probabile venire investiti da un’automobilista distratta. In questo caso 2 punti di sutura e frattura del setto nasale. Anche la faccia, come le scarpe, diventa materiale da consumo.
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