Pubblicato da: ruotenelvento | gennaio 23, 2018

GIORNI SELVAGGI – Una vita sulle onde – WILLIAM FINNEGAN

E’ uno scrittore, è un giornalista, è un surfista, è capace, è fortunato, non si fa male, comincia all’età di 10 anni, certo i primi anni non vi acchiapperanno molto, bisogna giungere ad una certa maturità, allora sì che le cose cominciano a girare, ti viene l’idea di questa onda perfetta, eccola qua!, guarda questa!, freni i treni come Cassady, dormi ovunque, ti viene la malaria, lo pterigio, l’esostosi, ti fai lasciare su un’isola 6 taniche d’acqua potabile su 8 sanno di benzina, tornano tra una settimana e siete in 4, sono tutti un po’ superficiali e mezzi scemi, non direi, c’è il big wave surfer Mark Renneker che dedica la vita alla prevenzione del cancro, e lui fa l’insegnante a Cape Town tra i neri al culmine dell’apartheid e poi scriverà un mucchio di libri e articoli su guerre civili e ingiustizie sociali ma tanto per allentare la tensione per un collega che appena adesso è stato ammazzato prende la tavola ed esce nell’onda grandiosa La Libertad di El Salvador perché comunque è importante guardare sempre oltre la cresta successiva come forma mentale. Dice i sentimenti confusi che assalgono, la necessità di una purezza – cosa significa purezza? economia del gesto e della parola ⇒ stile, distacco, “c’era troppo da dire, troppa emozione in giro e quindi niente da dire” (p. 224), sacro spot misterioso (da kine, pidgin, qualcosa di cui non si ricorda il nome) lo sgomento quando il tuo incontaminato finisce in copertina – solitudine terrore ed estasi di fronte all’annientamento che un conto è se lo leggi sul Bascom un altro è se stai tra due secche con un set gigantesco che si avvicina, no? vedi sul fondo che tutta quell’energia nell’acqua smuove massi grandi come schedari, una sinistra che può diventare sinistra, a right one that can get the right one,  dice che in queste faccende devi sbrigarti, ah, no, no, cioè, non nel senso che devi decidere se prenderla o no ma che

In base alla mia esperienza, le persone che provavano a iniziare a un’età avanzata, vale a dire oltre i quattordici anni, non avevano in pratica alcuna possibilità di cavarsela bene, e di solito prima di mollare si procuravano dolori e ferite. [p. 139]

che  qualifica il confine tra… tra… tra… com’era? che scriveva Enzsenberger in Una teoria del turismo?, gli anni che elevano la frequenza del ma cosa sto combinando sono ormai un uomo adulto, mina certi miti perché Woodstock dava l’idea che fosse una specie di “weekend pseudoartistico per vecchi” o che – alternativamente – Los Angeles o San Francisco fossero una specie di morte in vita, e comunque mezzo secolo di surf in tutto il mondo sono una cifra di anni nei quali tante cose cambiano, cambia Madeira coperta di soldi dell’Unione Europea, cambia Malibu, cambia Tavarua, mentre le persone invece invecchiano anche se continuano a prendere onde.

Giorni selvaggi è ben scritto e ben tradotto – da Fiorenza Conte, Mirko Esposito e Stella Sacchini – 66thand2nd, Roma 2016

 

 


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