Ho lavorato sulle strade in salita ma adesso cerco quelle in discesa. La povera mamma non mi ha fatto studiare perché i vecchi si battessero le dita sulla tempia quando gli passo accanto. Ma tant’è, capita. Facevo uno sport complicato che bisognava cercarsi un buon posto, portarsi appresso un sacco di roba, caricarla, montarla, smontarla: era pure necessario il favore dell’ambiente. Oggi non mi pongo più certe domande, tipo se mi piacciono i cani, oppure i gatti, oppure se mi piace skeitare. Era anche un territorio inesplorato per un mucchio di tecniche, per tutte le competenze manuali e culturali, così diventò un pretesto naturale. Nell’estate del 2014 cominciai a costruirmi il primo longboard. Una piccola selezione. Tranne la GODSPEED 906 slidano tutte.
GODSPEED THE 906
E’ una quinta, una scena, non ha giustificazioni tecniche, impiega un anno a fare una curva, serve a girare un video su una linea di autobus di Roma. E’ lunga 75″ e stretta stretta. Ha una pinna che sarebbe piaciuta a Signal Hill.
LA TAVOLA DELL’AMORE
Regalo per un matrimonio di riderZ, tutto stava nell’armonizzare forme, grafica e grip per due tavole separate che si potessero combinare in un cuore.
GIVE POLYSTYRENE A CHANCE
La n.7 appartiene a quella serie di tentativi dettati dalla convinzione aeronautica che leggero fosse bello anche per il longboarding. E’ una tavola da surf con i truck e per imbullonarci questi bisognava trovare una soluzione che si aggrappasse bene al polistirene. Un uomo dunque si aggrappa bene al polistirene. E’ la più divertente di tutte perché quando gira fà un sacco di schiocchi strani.
JOLENE E LE ALTRE – HOLLOW LONGBOARD
Le hollows rappresentano la massima espressione di una costruzione estremamente leggera. Si partì da JOLENE. E’ più barca che aeroplano. La coperta è piatta e lo spessore è di sostanza, si poteva fare di meglio. LA SERENISSIMA anche nella grafica si ispira allo SVA 5 del volo su Vienna del 9 agosto 1918. La provò James Kelly quando venne a Roma per Arbor. Si poteva fare ancora di meglio, più sottile, con un concavo più pronunciato e con un rivestimento del bottom unico invece che in 3 parti, ma è rimasta da completare.
GIACOMO GIACOMO
La tavola migliore è quella più utilizzata. Qui la forma segue veramente la funzione. E’ di una banalità assoluta: non ha concavo né camber, sono solo due fogli di betulla da 6mm incollati per dar vita ad una drop through da 80 cm. Serve per muoversi in città con la maggiore comodità possibile, drop through per spingere e frenare senza sforzare le mie gambe fraciche, maniglia. Gira perfettamente da tre anni con Caliber e soprattutto le formidabili MORONGA.
GIACOMO GIACOMO ha avuto un seguito che tendeva ad una compattezza ancora maggiore. Con i piedi sul grip SALTAROSPO gira altrettanto bene, ma quei 18 cm centimetri che le mancano si sentono quando io-geezer cerco un appoggio, in piedi, come fosse bastone della mia vecchiaia.
E per finire, l’oltraggiosa, incomparabile, superba, rossa come l’inferno e la passione, LA SFIAMMEGGIANTE!
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