
Lo skate è così intimamente invischiato nel dilemma della sua stessa natura. E’ una storia vecchia, una faccenda che coinvolge il settore in tutti gli aspetti, anche commerciali, come affermava Ron Barbagallo in un recente articolo su Concrete Wave. Lo stesso dilemma poi che aveva segnato l’ingresso di questa disciplina nella mezza formaldeide delle Olimpiadi. Se mostrarsi pulita con aspirazione accessoria al proselitismo o rimanere hardcore e underground, droga, bestemmie e localismo.
Un elemento di questo dilemma, uno dei punti da affrontare in una situazione liquida e ambigua, è quella di decidere da che parte stare quando si gira al di fuori di quelle iniziative dove la massa critica rappresenta già una forma di salvaguardia dai pericoli urbani. Da una parte il basso profilo e la piena responsabilità delle proprie azioni, dall’altra fiducia nel concittadino. Ho acquistato delle luci – da bici, da Tiger, 5 euro, si allacciano facilmente sugli hanger, anche su quelli quadrati tipo Caliber – per rendermi più visibile. Facendo commuting tutti i giorni l’unica volta che nel traffico un’automobilista ha avuto qualcosa da ridire è stato quando le avevo accese. Sull’opportunità di rendersi visibili si aprì una discussione in una Long Skate Night estiva tra i rider e una pattuglia di Carabinieri. Gli agenti lasciavano intuire che con delle luci e qualcuno che a metà percorso – beh, viale dell’industria all’EUR è una curva raddrizzata, tutti questi punti morti non ci sono – desse un occhio la faccenda sarebbe potuta essere tollerata.

Gente che chiacchiera, passeggia, si bacia: sul marciapiede meglio evitare come saggiamente fa questa rider su via Boccea
IT’S UP TO YOU! In finale non fidarti di nessuno. Potresti cominciare a discriminare – i vecchi col cappello, le bionde con le smart, gli incravattati custodi della ragione e della verità – e discriminare non è mai bene. Ricordati sempre che ufficialmente sei tu quello dalla parte del torto. E’ una faccenda che dipende solo da te. Non so, forse rendersi fosforescenti, sparare razzi ad ogni incrocio e sperare che gli altri facciano la loro parte nello skate potrebbe rivelarsi inutile se non controproducente.
MANIFESTATI! Puoi comunicare con qualsiasi mezzo. Il primo mezzo è lo sguardo ed il viso. La prima cosa che mi insegnarono in ciclofficina è che incontrare lo sguardo dell’automobilista/motociclista è il primo elemento della sicurezza attiva non solo per rendersi conto se è vigile o è distratto, ma anche per stabilire una forma primordiale di contatto. 11 mila anni di civiltà non hanno cancellato il fatto che il segno più immediato al quale fare attenzione quando due animali si affrontano è il volto, la posizione sua e quella degli elementi che lo compongono, colore occhi bocca denti muscoli facciali. Stare in piedi è già un vantaggio per vedere ed essere visti. Stendere un braccio poi non significa solo emulare il gesto dell’indicatore di direzione, ma – di nuovo – rivelare la propria presenza.
LA LINE! Il massimo del piacere muovendosi in città è un percorso bello fluido. Una line bella pulita nel bowl o nel freeride te la puoi dare solo tu, una line pulita in città te la dai tu quando sei attento a ciò che la città ti sta dicendo. Afferra i tempi dei semafori, carva più incisivo per prendere tempo ma attento all’
L’IMPANICATO FUORI SINC!
Mentre il distratto che con la testa altrove non ti pensa è un inconveniente tattico, l’impanicato fuori sinc è una maledizione strategica. Tu vedi già la tua line precisa e calcolata con un minimo margine di sicurezza, hai marcato una carvata proprio per inserirti dietro la Micra bianca e chi è alla guida che fa? Ti vede, s’impanica e rallenta! Devi frenare e ricalcolare tutto, una giornata è definitivamente rovinata.
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COS’E’ LA CITTA’ – La domenica nel quartiere non c’è traffico. Sembra bello all’inizio, ma non è la città. Muoversi nella città significa prevederne le mosse, stare sempre 5″ avanti ad uno sportello che si apre, al 46 da superare o no, valutare la gente che ne è scesa, tra quanto ripartirà, infilare la line con rapidi calcoli e intuizioni tra un paraurti e l’altro. Ma quello che veramente riempie è l’assoluta illusione di essere responsabili per sé stessi, in piedi e fuori griglia, arrestando le auto come Giosuè il sole con un cenno di distratta autorità, consapevoli della propria fragilità che solo i sensi acuminati compensano. Sì, magari c’è anche una traccia di autodistruzione, ma tra tante cose che possono ammazzarci è proprio il minimo.
La vita umana non dura che un’istante / si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che piace / in questo mondo fugace come un sogno / vivere nell’affanno è follia / […] La facoltà di non sentire / la possibilità di non guardare / Il buon senso, la logica, / i fatti, le opinioni, / le raccomandazioni / Occorre essere attenti per essere padroni di sé stessi occorre essere attenti (Linea Gotica, CSI)
UNA CATENA DI EVENTI – La possibilità di venire gravemente menomati per esempio dalla caduta di un grosso meteorite è oggi più remota di quello che poteva capitare nel Cretacico (66 milioni di anni fa). Era un cataclisma che potevi fare qualcosa per evitarlo? Farsi male girando la città con lo skate è un fatto da mettere in conto, ma non aiutarlo sarebbe meglio, no? Metti che è Roma. Metti che è venerdì, giorno che agita più degli altri. Metti che sciopera l’Atac. Metti che ha appena cominciato a piovigginare sabbia. Metti che se pioviggina sabbia significa che è scirocco o libeccio, venti meridionali che rendono pazzi in tutto il mondo, California al primo posto col Santa Ana. Metti che l’amore in qualche modo ti ha deluso e ti rode proprio il culo, sono 5 giorni che non fischietti altro che Love will tear us apart. Ecco, oggi non prendere lo skate.